La vera storia di Pikachu [Original Story of PDE]

Faceva freddo, quella mattina. I Cherrim si trasformavano nella loro Forma Nuvola, le Gracidee degli Shaymin si chiudevano tramutandoli nelle Forme Terra. Alcuni tratti di fiume erano ghiacciati, altri permettevano ancora a qualche Magikarp di saltare fuori dall'acqua; in uno degli spiazzi più aperti del torrente un Pikachu s'apprestava a raccogliere un po' d'acqua. L'inverno era ormai alle porte, e le scorte erano fondamentali. Pikachu aveva ormai perso la sua famiglia da due mesi, e benché non si desse per vinto aveva imparato a comportarsi in modo autonomo: si procurava bacche e gicocche in modo individuale, anche se qualche passante spesso gli offriva qualche Poffin. Lui li accettava volentieri, sopratutto se la base era una Baccalga, la preferita di Pikachu. Spesso un comportamento docile gli permetteva di ottenere qualche dolce in regalo, che meticolosamente conservava in una stretta corteccia d'albero.
Gli allenatori raramente provavano a catturarlo: solo uno ci riuscì anni prima, ma ruppe la Poké Ball in quanto il Pokémon non era affatto felice della sua vita con un allenatore. Pikachu infatti evitava accuratamente le sfere Poké: ne era terrorizzato. Una volta soltanto ci entrò, quando quell'allenatore lo catturò: furono per lui dei secondi terribili, la sfera purtroppo rappresentava una prigione.
Per questo ogni volta che un allenatore si avvicinava Pikachu lo colpiva con un potente attacco Fulmine. Spesso gli allenatori più prudenti lo evitavano, sapendo che sarebbe stato inutile provare a catturarlo: era infatti noto come una rarità, un Pokémon ribelle.
Le voci giunsero però sino al più oscuro angolo di Kanto, dove si trovava anche il Team Rocket.
Due reclute, Jessie e James, furono incaricate per la prima volta di stanare un Pokémon in particolare: il Pikachu ribelle.
I due erano seriamente determinati a catturarlo, e si diressero verso il bosco con una sfera Poké vuota; per il momento.